“Man mano che mi addentro nella ricerca di informazioni, che mi documento, che leggo e studio, mi appaiono sempre più forti ed esplicite le conseguenze di queste terribili leggi razziali italiane, particolarmente importanti per il territorio di Fiume e del Carnaro. Intanto qualche numero: i risultati del censimento dell’agosto del 1938 contano 1514 ebrei, di cui ben 300 stranieri. Sono circa il 2% della popolazione. Allo scoppio della guerra gli ebrei rimasti a Fiume sono già dimezzati, tra chi viene mandato al confino e chi riesce ad andarsene. Durante l’occupazione tedesca saranno solo 33: alcuni per matrimonio misto, alcuni ammalati, 12 nascosti.
Risulta evidente come, grazie alla fattiva collaborazione italiana, i tedeschi siano effettivamente riusciti a “purificare” quell’area.
Un paio di visite all’Archivio Storico di Fiume mi hanno fatto scoprire informazioni e documenti che non avrei mai pensato potessero esistere. Al termine della consultazione di innumerevoli elenchi in cui tutto era catalogato (elenchi dei capifamiglia, elenchi derivanti dai censimenti, elenchi di professionisti, elenchi di impiegati pubblici, elenchi di aziende, ecc.) avevo una sensazione di nausea, provavo un profondo disgusto. Questa ossessione di dati, di numeri, di nomi.”
Dai fascicoli personali, che ciascun ebreo aveva alla Prefettura di Fiume. Qualche documento delle persone di cui si racconta nel libro.
Ebrei italiani, seppure immigrati, che risiedevano a Fiume dal 1913 e a cui nel 1938 è stata tolta la cittadinanza italiana. Diventati, d’improvviso, “ebrei apolidi” o “ebrei stranieri”, come risulta dai documenti.